Marino Dario & Penzo Luca ,Milano21/03/2003

 

 

PROGETTO D'ESAME 2003

 

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PROGETTAZIONE DI UN AUTOVEICOLO

 

 

Le seguenti argomentazione hanno valore in modo particolare per la progettazione industriale degli autoveicoli.La progettazione artigianale infatti fa uso della sperimentazione manuale rispetto all’approccio tecnologico.

Questo implica che il fine di questi due approcci sia differente. Ciò che si modifica è la necessità di una produzione su larga scala o di una produzione limitata(inferiore ai 10 modelli) per cui ogni modello prodotto ha in realtà caratteristiche che lo distinguono dal precedente.

Detto ciò si può sicuramente dire che a livello industriale sono state sviluppate procedure assistite dal calcolatore per la simulazione del comportamento del veicolo o di suoi componenti.

Indipendentemente dal metodo di approccio utilizzato l’attività di progettazione deve riguardare le seguenti applicazioni:

1)    Messa a punto di metodologie codificate per il progetto del cinematismo di sterzo.

 

2)    Messa a punto di metodologie per l’analisi del comportamento di una vettura durante una frenata in rettilineo.Viene cioè studiato lo scostamento dalla traiettoria rettilinea durante la frenata che in generale è da attribuirsi all’azione di un momento applicato al baricentro che genera una rotazione attorno all’asse verticale del veicolo che,combinata con il moto longitudinale dà luogo alla traiettoria curvilinea risultante.Il momento che si genera può essere prodotto da varie cause fra cui la più rilevante per l’analisi qui svolta è il verificarsi di scorrezioni asimmetriche delle sospensioni.

 

3)    Definizione e validazione di una metodologia per l’analisi del materiale con cui vengono costruiti tutti i vari componenti.

 

4)    Messa a punto di metodologie per l’analisi sperimentale del cinematismo di comando della frizione.

 

5)    Messa a punto di metodologie per il progetto e la verifica delle molle degli ammortizzatori.

 

6)    Analisi a fatica dei componenti meccanici.

In questo ultimo punto rientra in particolare l’ analisi a fatica sui bracci delle sospensioni con l’obbiettivo di ottimizzare la scelta del materiale e di ridurre le verifiche sperimentali attualmente necessarie durante la fase di progettazione.

       

A livello tecnologico tali metodi sono stati implementati in un codice di calcolo  utilizzabile in progettazione. Tutto questo può permettere di capire come anche la sola progettazione delle sospensioni è influenzata da tutti i componenti meccanici che costituisco il cinematismo e la dinamica dell’autoveicolo e come questa non si concluda con la scelta del materiale e della geometria ma che sia satura di tutta la complessità di fattori che costituiscono l’autoveicolo.

 

 

SISTEMA DI SOSPENSIONI CONVENZIONALE

 

Si può cercare di dare una definizione di cosa sia una sospensione per poterne comprendere a fondo l’importanza nella progettazione di una autovettura. Si intende per sospensione un insieme di vincoli interposti fra due elementi meccanici allo scopo di renderli indipendenti nei riguardi di limitati spostamenti reciproci, in direzioni prefissate e prossime a quelle di equilibrio. In senso generale per la  progettazione di una sospensione di un autoveicolo si fa riferimento al cinematismo di un corpo con sospensione elastica. Nelle sospensioni elastiche il corpo si protende verso al posizione di equilibrio tutte le volte che una causa esterna ve lo allontani. Nella sua schematizzazione più semplice per tale sospensione ogni spostamento lineare x è soddisfatto dall’equazione differenziale omogenea  d^2/dt^2+k/Mx=0 (con M massa in movimento e k costante elastica della molla),in cui la pulsazione è data da w=(k/M)^1/2.Nel campo automobilistico le sospensioni del veicolo hanno il compito di guida e di controllo del movimento delle ruote,di cui debbono mantenere costanti la geometria relativa e gli angoli caratteristici durante gli spostamenti indotti dalle asperità stradali e dalle oscillazioni del telaio. Ovviamente è già da questo chiaro che la scelta della sospensione indicata per ogni applicazione è legata al tipo di veicolo, alla sua velocità, al peso gravante su ogni ruota al fondo stradale e soprattutto alle caratteristiche dei pneumatici (come in seguito verrà mostrato). Inoltre per il miglior confort di guida è opportuno che la frequenza propria di oscillazione dell’intera sospensione (cioè l’insieme di pneumatico-sospensione-sedile) non corrisponda a quella di intollerabilità. Nonostante i vari tipi di sospensione che si possono trovare in commercio (ricordiamo che nel campo automobilistico la più utilizzata è la Mc Pherson a ruote indipendenti per l’avantreno) i fattori che più devono essere tenuti in considerazione sono il mantenimento dell’assetto orizzontale del veicolo controllando i moti di beccheggio e filtrando le perturbazioni ad alta frequenza. Tali componenti meccanici devono perciò consentire di mantenere costante o variare l’altezza da terra del veicolo a seconda delle condizioni di carico, della pressione dinamica del vento,  della velocità e delle difficoltà stradali. Tale sistema quindi deve avere come finalità ultima quella di mantenere il più possibile costante il centro di rollio (Cx) della vettura potendo variare l’altezza da terra solo in particolari condizioni limite di esercizio. Generalmente (cioè nel caso di tutte le autovetture oggi prodotte) sia anteriormente sia posteriormente le sospensioni sono a quadrilatero deformabile,con bracci in alluminio forgiato e snodi rigidi integrati. Anche i porta mozzi anteriori e posteriori sono in alluminio forgiato e l’impiego di questo materiale ha permesso di ridurre le masse non sospese. Le sospensioni posteriori sono inoltre dotate di un braccetto per la regolazione della convergenza ,detto “finto sterzo” e questa soluzione garantisce un’elevata precisione del cinematismo (unitamente a un elevato comfort di marcia,fattore non trascurabile nella produzione industriale odierna). Nel momento in cui un progettista decide di realizzare un sistema di sospensioni deve sempre avere presente che la geometria delle sospensioni anteriori e posteriori deve incorporare le caratteristiche di “antidive” per evitare l’affondamento dell’avantreno in frenata, e “antisquat” per impedire l’effetto contrario,cioè l’abbassarsi del retrotreno in accelerazione. Si può dunque comprendere perché questo sistema di sospensioni sia completato dalla presenza anteriore e posteriore di due barre antirollio. La progettazione di un sistema di sospensioni deve avere come fine ultimo la stabilizzazione dell’autoveicolo a tutte le sollecitazioni che derivano dal suo movimento. Ecco perché  quando si parla di sospensioni si parla anche di ammortizzatori. Questi sono generalmente del tipo a gas con corpo in alluminio,coassiali alle molle elicoidali con un eventuale sistema di smorzamento controllato che agisce tramite un attuatore su ciascun ammortizzatore. Inutile sottolineare che pensare alla realizzazione di un sistema doppio di sospensioni anteriore (cioè predisposto per il montaggio di quattro ruote anteriori) non sia stato spinto unicamente da questioni estetiche ma soprattutto dalla necessità di risolvere questo tipo di problemi con tecnologie sicuramente più complesse ma possibilmente più efficaci.

 

 

 

Non si può tralasciare che la sicurezza è assieme alla qualità il campo di ricerca oggi più battuto nel settore automobilistico. In particolare negli ultimi dieci anni si è assistito ad un grande sforzo da parte dei costruttori nel miglioramento del comportamento cinematico e dinamico del veicolo in condizioni limite (manovre di emergenza e marcia su fondo stradale a bassa aderenza). E’ dunque chiaro che le caratteristiche cinematico-dinamiche di un’autovettura sono passate in primo piano scavalcando l’aspetto prestazionale. Le discipline che maggiormente impattano sul comportamento stradale e quindi sulla sicurezza attiva della vettura sono quelle relative ad aerodinamica e autotelaio,intendendo con quest’ultimo l’insieme di sospensioni e trasmissione. Ricordiamo che a questo proposito il comportamento di una vettura è legato in modo indissolubile alle caratteristiche dei pneumatici. E’ infatti in base ai pneumatici che andrebbe progettato non solamente il sistema di sospensioni ma l’intero autotelaio.

L’attendibilità di un modello matematico di un autovettura è quindi legata al modello di pneumatico. La modellazione dell’autotelaio è però complessa a causa delle marcate non linearità che ne caratterizzano il funzionamento.

Per l’oggettiva difficoltà nel trattare tali problemi  in genere si scinde lo studio della dinamica dell’ autovettura in due campi distinti:dinamica orizzontale (handling) e dinamica verticale (ride).

 

 

HANDLING:

Tale modello è utilizzato per analizzare la distribuzione del trasferimento del carico laterale, autentica chiave del comportamento della vettura una volta assegnato il tipo di pneumatico. Abbinato dunque al modello di pneumatico, il modello con rigidezze al rollio è estremamente utile per impostare una corretta distribuzione dei pesi in base alle caratteristiche del pneumatico stesso e definire le rigidezze di massima. Il passo successivo consiste dunque nel tener conto delle caratteristiche elastomeccaniche delle sospensioni. Non basta progettare accuratamente il movimento puramente cinematico della sospensione, ma controllarne anche la cedevolezza dovuta alle vibrazioni che, se non controllata opportunamente, può avere conseguenze molto negative sul comportamento e sulla stabilità della vettura in condizioni di moto critiche. Tutti i programmi di modellazione oggi utilizzati per lo studio dell’elastocinematica delle sospensioni di tipo tradizionale a quadrilatero consentono di mettere a punto le proprietà della singola sospensione, ma non di analizzarne direttamente gli effetti sul comportamento della vettura.

 

RIDE:

Con ride si intende la dinamica verticale della vettura. Sono così realizzati modelli con cui è possibile studiare l’effetto di non-linearità come le caratteristiche di ammortizzatori, molle,o cinematismi a rigidezza progressiva.

 

CONTROLLI ATTIVI:

I modelli con controllo attivo si rivelano molto utili per comprendere i reali limiti della dinamica  e sperimentare le possibilità offerte dal loro superamento (ad esempio con la Fiat si sta attualmente progettando una strategia di controllo di una vettura a quattro ruote sterzanti dotata di sensori predittivi in grado di leggere il coefficiente di aderenza del fondo stradale).

Vengono così introdotte logiche di controllo attivo integrate con l’uso di sensori predittivi , che sono in grado di “leggere” con un certo anticipo il coefficiente di aderenza del fondo stradale. Questo argomento non può essere considerato separato dalla progettazione delle sospensioni di un auto veicolo che hanno il compito di garantire l’aderenza della vettura al fondo stradale.

Tali nuovi sistemi danno in sostanza la possibilità di ottimizzare il comportamento della vettura differenziando il tipo di controllore utilizzato a seconda della risposta dei sensori ed adeguano così le condizioni di marcia. 

La trattazione che ora si sta svolgendo è relativa a sistemi di produzione avanzati e industrializzati. È però importante percorrere questa strada per rendersi conto non solo delle difficoltà ma anche degli elementi più significativi che è necessario tenere in considerazione nel momento in cui si progettano tutti quei sistemi attivi per la sicurezza della vettura.

Così ad esempio consideriamo una variazione del coefficiente di attrito del fondo stradale. Essa può significare la differenza da una situazione di sicurezza a una condizione di instabilità e quindi di pericolo.Pertanto risulta necessario conoscere come il coefficiente di attrito varia con le condizioni fisiche del terreno quali la rugosità,l’umidità,la presenza di acqua e di ghiaccio. Le nuove tecnologie industriali hanno dunque permesso di costruire sensori che permettano di ottenere  informazioni predittive per gestire attivamente le situazioni di pericolo.

I tipi di sensori che si sta cercando di sviluppare sono:

-         sensore di presenza di acqua basato sulla riflessione

-         misura della profondità dello strato di acqua mediate assorbimento a infrarosso

-         sensore di presenza di ghiaccio

-         rilevazione della rugosità superficiale 

 Attraverso le informazioni acquisite da questi meccanismi si è reso necessario lo sviluppo di un modello che tenesse in conto a livello della progettazione dei sistemi di sospensioni e ammortizzatori:

-il trasferimento del carico laterale

-le caratteristiche reali dei pneumatici (importantissime per la scelta della sospensioni)  mediante modello non lineare

-variazione del coefficiente di aderenza tra pneumatico - manto stradale

Alla luce dei risultati sperimentali ottenuti da questi studi se ne è verificata la loro efficacia.Infatti già controlli di questo tipo (4WS) evidenziano un netto miglioramento della vettura anche in una delle situazioni più critiche che si possono presentare. L’obbiettivo da raggiungere è dunque quello di allontanare la vettura dall’instabilità in modo consistente.

 

 FUNZIONAMENTO E RUOLO DEGLI AMMORTIZZATORI

 

Infine è giusto considerare anche le caratteristiche relative agli ammortizzatori che sono i primi elementi meccanici che risentono della progettazione delle sospensioni. Il “duo”molla-ammortizzatore ha il compito di assorbire le asperità del fondo stradale,mantenendo elevato il livello del confort a bordo della vettura ma soprattutto,evitando eccessivi e bruschi movimenti della scocca che si ripercuotono negativamente sia in termini di tenuta di strada che di stabilità. Quello che fa la molla è facilmente intuibile, ma altrettanto non si può dire dell’ammortizzatore. L’elemento elastico,in presenza di buche o dossi, protegge la scocca dai colpi (soprattutto in presenza di grosse escursioni),ma continua poi ad oscillare inutilmente,comprimendosi ed estendendosi per un certo tempo prima di fermarsi.Arrestare l’inutile “balletto” è compito dell’ammortizzatore,che è un freno vero e proprio per la molla. L’energia immagazzinata dalla molla a seguito dell’urto contro la sconnessione è dissipata da questo “freno”,sfruttando l’attrito che permette di ridurre velocemente sia l’entità che l’ampiezza delle oscillazioni. Senza gli ammortizzatori dunque, una vettura non avrebbe possibilità di controllo in curva,se non a bassissima velocità,perché l’auto inizierebbe a saltare dondolando frontalmente,posteriormente e lateralmente perdendo completamente l’aderenza al fondo stradale. La risposta delle molle è lineare sia in compressione che in estensione,mentre si comporta differentemente a seconda del verso della sollecitazione : con maggior vigore in estensione (è il caso delle buche) e più cedevolmente in compressione (in presenza di dossi). Infatti la vettura, che poggia il proprio peso sulle quattro ruote,carica ogni molla con all’incirca un quarto del suo peso totale. In fase quindi di modellazione dell’apparato sospensioni-ammortizzatori si può ipotizzare che se le sospensioni anteriori sono doppie su di esse si scaricherà all’incirca un ottavo del peso complessivi della vettura(ovviamente sempre considerando che il legame sia di tipo lineare). Gli ammortizzatori più rigidi rendono la vettura certamente più precisa, ma anche più reattiva alle sollecitazioni.In sostanza aumenta la tenuta e la stabilità, ma bisogna essere più veloci e precisi nel correggere le reazioni della vettura. Un esempio che possa permettere di capire quanto detto sono i rapporti di compressione-estensione realizzati per macchine da pista e macchine da rally:per le prime il rapporto è di circa 1 a 3 mentre per le seconde è 1 a 2 (questo tipo di competizioni è comunque troppo particolare ed estremo per poter essere preso come riferimento per la progettazione di macchine di serie prodotte su scala industriale). Generalmente si cerca di utilizzare molle dure su ammortizzatori ben frenati e viceversa, altrimenti si rischia di non far lavorare chi tra i due è più morbido. Gli ammortizzatori odierni sono generalmente idraulici, in quanto sfruttano l’effetto smorzante generato dalla viscosità dell’olio.

In pratica un comune ammortizzatore oleopneumatico è costituito da un cilindro, riempito di un liquido in pressione, all’interno del quale scorre un pistone su cui sono ricavati una serie di piccoli fori. L’attrito che si viene a creare è dovuto al passaggio del liquido da una parte all’altra della camera dell’ammortizzatore. La temperatura all’interno dell’ammortizzatore, nell’utilizzo gravoso, può raggiungere anche più di 100 gradi, rendendo molto fluido l’olio ed esponendolo al rischio di ebollizione.Per evitare l’ebollizione è sufficiente aumentare la pressione esterna.